Il Villani nel passo da me recato ci parla di quasi tutte l’opere che ci son rimaste di Dante. Io non farò che accennare le più importanti notizie intorno alle altre, per istendermi alquanto più su quella a cui sola egli è debitore del nome di cui gode tuttora fra’ dotti. La Vita nuova è una storia de’ giovanili suoi amori con Beatrice, frammischiata a diversi componimenti che per essa compose. Il Comento su quattordici sue canzoni, di cui parla il Villani, è quella opera che vien detta il Convivio, la qual però fu da lui lasciata imperfetta, poichè non comprende che tre sole canzoni col lor comento. Il libro de Monarchia fu da lui scritto in latino, e in esso prese a difendere i diritti imperiali, e scrisse perciò di essi e dell’autorità della Chiesa, come poteva aspettarsi da un Ghibellino, che dal contrario partito riconosceva il suo esilio e tutte le sue sventure. In latino pure egli scrisse i libri de Vulgari Eloquentia, i quali, essendo dapprima usciti alla luce solo nella lor traduzione italiana, furon creduti supposti a Dante; nè si riconobbero come opera di lui, se non quando ne fu pubblicato l’original latino in Parigi nel 1577. Abbiamo ancora di Dante la traduzione in versi italiani de’ Salmi Penitenziali, del Simbolo Apostolico, dell’Orazione Domenicale e