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VITA DI DANTE. 19

«Polenta, con cui dimorava.»(l. 9. c. 133).

Queste parole del Villani ci danno l’epoca certa della morte di Dante, confermata con altre pruove dal sig. Pelli (Nuova Racc. d’Opusc. t. 17), il quale poscia ragiona dell’onorevol sepolcro che Guido da Polenta volea innalzargli, ma che, non avendolo egli potuto per la morte, da cui non molto dopo fu preso, gli fu poscia eretto l’anno 1483 da Bernardo Bembo pretor di Ravenna per la Repubblica di Venezia, e restaurato nel 1692 dal card. Domenico Maria Corsi legato di Romagna; intorno al qual monumento degna è d’essere letta una erudita dissertazione del conte Ippolito Gamba Ghiselli contro un supposto m. Lovillet, il quale avea preteso di togliere a Ravenna la gloria di posseder le ceneri del Poeta. Il Pelli reca ancora le diverse iscrizioni onde esso ne fu onorato; e narra le istanze più volte fatte dai Fiorentini, ma sempre inutilmente, per riaverne le ceneri; il disegno da essi formato, ma che non ebbe effetto, di ergergli un maestoso deposito, e l’onore che gli fu in Firenze renduto, con coronarne solennemente l’imagine nel tempio di s. Giovanni, come narra in una sua lettera il Ficino, il qual racconto però da altri si prende in senso allegorico; e finalmente ragiona (§. 16) delle