quistioni teologiche. Un’altra disputa filosofica ei tenne nel 1320 in Verona, se pur non è un’impostura un libretto stampato in Venezia nel 1508, di cui parlano Apostolo Zeno (Lettere t.2.p.304) e il Pelli (§.14. 18), e che ha questo titolo: Quæstio florulenta ac perulitis de duobus Elementis Aquæ et Terræ tractans, nuper reperta, quæ olim Mantuæ auspicata, Veronæ vero disputata et decisa, ac manu propria scripta a Dante Florentino Poeta Clarissimo, quæ diligenter et accurate correcta fuit per Rev. Magistrum Joan. Benedictum Moncettum de Castilione Aretino Regentem Patavinum Ordinis Eremitarum Divi Augustini Sacræque Theologiæ Doctorem excellentissimum. L’ultima stanza di Dante fu la città di Ravenna a cui egli recossi sul finir de’ suoi giorni, invitato da Guido Novello da Polenta coltivatore insieme e splendido protettore de’ buoni studi, come dice il Boccaccio. Fra le prose di Dante, pubblicate dal Doni, avvi una lunga lettera da lui scritta al suddetto Guido, da cui egli era stato inviato l’anno 1313 a Veneza ambasciadore al nuovo doge, nella qual lettera, di Venezia e de’ Veneziani ei parla con insofferibil disprezzo. Ma che una tal lettera e in conseguenza anche una tale ambasciata che ad essa sola si appoggia, sia una impostura del