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nanimi, insistenti risuonarono nel teatro della Scala la sera del 27 Ottobre 1827. Gli animi commossi obliarono per poco come in quelle stesse mura poc’anzi il Genio pesarese fosse stato innalzato agli onori supremi. Raro avvenimento, spettacolo meraviglioso! l’incontro di due astri nel cielo dell’Armonia!

Allora sulle scene si udì la Poesia legata intimamente alla Musica, più che per lo innanzi non fosse: la parola idealizzata dal suono, resa più potente all’anima dalle modulazioni che la passione le insinua. Così ogni affetto trovò la sua più giusta espressione, e Felice Romani, modificando anch’esso con gusto squisito (che ora in tanto scompigliato verismo potrebbe sembrare artificiosa maniera) i drammi lirici che il Metastasio aveva reso, pel primo, efficaci, fu compagno e collaboratore di tanto miracolo d’arte. Con insolita rapidità codesta opera valicò le Alpi; Vienna anelava di udirla; lo spirito di Mozart applaudiva anch’esso nell’entusiasmo dei suoi concittadini.