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SEZIONE DECIMA

CAPITOLO PRIMO

1307[733*] Ed ecco il perché la storia universale cotanto manca ne’ suoi principi. Perché le manca questa cronologia ragionata; imperciocché tralle nazioni dovettero almeno passar mille anni per incominciarvi la voce dell’anno astronomico. Ond’è quel gran divario de’ tempi che ’l calcolo d’Eusebio errò di mille e cinquecento anni; nel qual errore si perdé il generoso sforzo di Piero Cardinal di Alliac, arcivescovo di Parigi, nella sua Concordia dell’astrologia con la teologia, di truovare la certezza de’ tempi dentro le congiunzioni de’ pianeti maggiori; benché tal’incontri celesti, quantunque portassero, co’ lor influssi, straordinari effetti sopra il mondo degli uomini, v’arebbe bisognato almeno un milion d’anni innanzi, e sí d’avervi precorsi almeno trent’anni massimi di Platone, per averne, con la costanza dell’osservazione, la certa scienza che tali e non altri effetti significassero.

CAPITOLO SECONDO BIS

supplimento della storia antidiluviana

1308Né qui si ferma la nostra critica. Ché col meditar il precorso delle stesse cagioni, ch’avevan dovuto produrre gli stessi effetti nella razza sperduta di Caino, innanzi, quali produssero, dopo il diluvio, nelle razze sperdute di Cam e Giafet subito, e tratto tratto in quella di Sem; per le quali cagioni tale si era desolata, innanzi, la religione di Seto nel solo Noè, quale si desolò, dopo, la religione di Semo nel solo Abramo: dovette il mondo crescere a tal cumolo di vizi, qual fu l’assiro a’ tempi di Sardanapalo, che meritava la collera di Dio di mandar altro diluvio; e ’l doveva pur mandare a’ tempi d’Abramo, quale l’aveva mandato a’ tempi di Noè, se Iddio non si fusse compiacciuto con Abramo d’entrar in una nuova allianza e nella di lui razza conservare la sua vera religione. E ’n cotal guisa si supplisce con l’intendimento il gran vuoto di mille e seicento anni, che la storia santa tace delle cose profane avanti il diluvio.