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220 libro secondo


da Giunio Bruto..... e, finito il regno annale, eran anco soggetti all’accuse, conforme gli re spartani erano fatti afforcare dagli efori. Se i consoli romani furono due re monarchi come sarebbono stati due dittatori, cosí prima gli re erano stati ciascuno a vita monarchi di Roma.

1283[665] Né punto loro soccorre, ma contrasta Tacito, ove dice «libertatem et consulatum Iunius Brutus instituit», [CMA3] essendo egli un verbo comune all’«ordinare» (onde son detti «instituta maiorum», «ordinamenti de’ maggiori» ) ed all’«incominciare» o «avviare» (onde son dette «institutiones» ) nelle discipline. Perché Giunio Bruto ordinò il consolato, col quale restituí o sia rimise in piedi la libertá de’ signori dai tiranni, e con reiezione d’anno in anno de’ consoli incominciò la libertá popolare, poiché la plebe ne volle eletto, del suo corpo, ancor uno, e ne riportò non solo uno ma tutt’i due. Perché lo stesso politico pone in bocca di Galba ch’è in luogo di libertá l’eleggersi l’imperadore, il qual era pur uno ed a vita; molto piú dovette qui intenderlo del consolato, il qual era annale diviso in due: ma dice esser a luogo di libertá, perché, come l’elezione degl’imperadori non mutò la forma monarchica dell’imperio romano, cosí reiezione de’ consoli non mutò la forma aristocratica della romana repubblica. Che se Tacito avesse inteso Bruto aver ordinato la libertá popolare come ordinò il consolato, con la sua brevitá l’arebbe detto col solo verbo «ordinavit», perocché è frase solenne e quasi consegrata «ordinare rempublicam». Se non pur i romani, gente barbara e rozza, avesser avuto il privilegio da Dio.....

CAPITOLO OTTAVO

1284[677]..... egli è ora per civil natura impossibile. [CMA3] Ma i dotti, in questa umanitá, che gli rende di menti scorte e spiegate, con le lor inefficaci riflessioni, le quali non mai fecero un eroe operante, ciò che fu effetto di nature corte e perciò d’ingegni particolari e presenti, ne han fatto un sublime interesse di giustizia inverso tutto il gener umano, la qual Achille sconosce con un suo pari, nel tempo stesso che corre con quello una stessa fortuna; ne han fatto quell’amor di gloria, ch’Achille non sente per tutta la sua greca nazione pericolante; ne han fatto quel disiderio d’immortalitá, ch’Achille nell’inferno contracambierebbe con la vita d’un vilissimo schiavo.