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208 libro secondo


Francia, ch’apri la famosa scuola parigina agli studi della piú sublime teologia, tanto piú ch’andò ad insegnarlavi dall’Italia il famoso Pier lombardo, detto il «maestro delle sentenze», e vi lavorarono sopra acconci sistemi di sottilissima filosofia un Giovanni Dunz ed un Guglielmo Ocamo da Inghilterra ed un san Tommaso d’Aquino da Italia.

1248Da sí grave ragionamento, che tratta di ricorso di nazioni, fuori d’ogni nostro proposito esce di fianco la risposta al libro del francese, il quale con tanta sicurezza porta questo problema in fronte: Se l’altre nazioni d’Europa abbiano pregio d’ingegno. Forse ciò avviene perché gl’ingegni delle nazioni sono come quelli de’ terreni, i quali, lunga etá incolti, poi coltivati, danno frutti maravigliosi per grandezza, buono succo e sapore, e poi con la lunga e molta coltivazione gli rendono piccioli, poco sostanziosi e sciapiti? e che perciò da’ latini la facoltá ritruovatrice della niente umana fu detta «ingenium», quasi «ingenitum», che sia «natura», come dissero «ingenium caeli», «ingenium soli»; e tanto non si acquista e migliora che s’infievolisce e si disperde con la coltura delle scienze e dell’arti?

1249[499] [CMA3] Questa storia dell’umane idee, pruovata con l’antiche e ripruovata con le moderne nazioni, ci vien a maravi4glia confermata dalla storia della filosofia, [CMA4] la quale lo Stanleo, come noi qui il facciamo in questa parte della logica, doveva filosoficamente narrare. Che la prima maniera ch’usarono gli uomini.

1250[500].....(tanto i primi popoli eran incapaci d’universali!). Le quali le menti cortissime di que’ primi uomini non potevan affatto intendere, e solamente le potevan sentire a certe comuni utilitá universalmente richieste da intieri comuni d’uomini, qual fu la prima legge agraria che nacque al mondo, com’appresso dimostreremo. Del rimanente, non intendevano il bisogno delle leggi senonsé fussero succeduti i fatti che domandavanle; come il re Tulio Ostilio apertamente il professa sulla storia romana, ove dice di non sapere che pena s’appartenga ad Orazio, accusato d’aver ucciso la sua sorella.