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260 | Isola Comacina. |
sul continente le sta rimpetto, ov’era poc’anzi un insigne capitolo, e ove nella chiesa collegiata all’altar maggiore serve ancora di mensa la prolissa iscrizione sepolcrale in cattivi versi del vescovo s. Agrippino, dalla quale rilevasi ch’egli era scismatico, condannando il Concilio V, e aderendo al patriarca d’Aquileja, anziché al Papa. Questa iscrizione da poco scopertasi interessa la storia ecclesiastica del v secolo e la famosa quistione de’ Tre Capitoli.
Sospetta non senza ragione il chiarissimo Oltrocchi1che più angusta fosse avanti il secolo xii l’isola, e più largo ne fosse il canale (che Plinio chiama gemmeo), ristretto poi dalle ruine dell’isola stessa quando distrutte ne furono le fortificazioni e le case. Convien dire che allora l’isola fosse di queste tutta coperta, qual’è, a cagion d’esempio, l’Isola superiore del Verbano: tanto più se come sospetta Giovio, v’era pur un chiostro di monaci. Non sì ragionevole forse si troverà l’opinione del P. Guido Ferrari 2, il quale, perchè Polibio dà al Lario la lunghezza di 300 stadj, equivalenti a 37 miglia, ne argomenta che il lago cominciasse alla riva di Chiavenna, e chiuso fosse al dosso di