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LO STIVALE.
Io non son della solita vacchetta,
Nè sono uno stival da contadino;
3E se paio tagliato coll’accetta,
Chi lavorò non era un ciabattino:
Mi fece a doppie suola e alla scudiera,
6E per servir da bosco e da riviera.
Dalla coscia giù giù sino al tallone
Sempre all’umido sto senza marcire;
9Son buono a caccia e per menar di sprone,
E molti ciuchi ve lo posson dire:
Tacconato di solida impuntura,
12Ho l’orlo in cima, e in mezzo la costura.
Ma l’infilarmi poi non è sì facile,
Nè portar mi potrebbe ogni arfasatto;
15Anzi affatico e stroppio un piede gracile,
E alla gamba dei più son disadatto;
Portarmi molto non potè nessuno,
18M’hanno sempre portato a un po’ per uno.
Io qui non vi farò la litania
Di quei che fur di me desiderosi;
21Ma così qua e là per bizzarria
Ne citerò soltanto i più famosi,
Narrando come fui messo a soqquadro,
24E poi come passai di ladro in ladro.