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Più non sarai partecipe
Delle purpuree rose,
Che del parnaso colgonsi
In sulle vette erbose:
Ma ignota andrai dell’Erebo,
Per la region fumante
Trall’ombre tristi e pallide,
Eternamente errante.
Lucido Dio, che penetri
La nebbia de’ futuri,
Non far, che mai si avverino
Così funesti auguri.
Lucido Dio, cui supplice
Porsi i miei voti ognora,
L’ultimo d’essi accogliere
Oggi ti piaccia ancora.
Quì, appiè dell’ara, io misera
Il tuo gran Nume adoro:
Quì, a’ voti miei propizio
Il tuo soccorso imploro.
A te la bella Venere
Gia non ricorse in vano, 2
Quando pel caro Adonide
Ardea d’amore insano.