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94 | ultime lettere d’jacopo ortis. |
ore 9 della sera
Tutto è in punto. I cavalli sono ordinati per la mezzanotte. Io vado a coricarmi così vestito sino a che giungano: mi sento sì stracco!
Addio frattanto; addio, Lorenzo. — Scrivo il tuo nome, e ti saluto con tenerezza e con certa superstizione ch’io non ho provato mai mai. Ci rivedremo — se mai dovessi...! no, io non morrei senza rivederti e senza ringraziarti per sempre — e te, mia Teresa. Ma poichè il mio infelicissimo amore costerebbe la tua pace ed il pianto della tua famiglia, io fuggo senza sapere dove mi strascinerà il mio destino: l’alpi, e l’oceano, e un mondo intero, s’è possibile, ci divida.
Genova, 11 febbrajo.
Ecco il sole più bello! Tutte le mie fibre sono in un tremito soave perchè risentono la giocondità di questo cielo raggiante e salubre. Sono pure contento di essere partito! Proseguirò fra poche ore; non so ancora dirti dove mi fermerò, nè quando terminerà il mio viaggio: ma per li 16 sarò in Tolone.
Dalla Pietra, 15 febbrajo.
Strade alpestri, montagne orride dirupate, tutto il rigore del tempo, tutta la stanchezza e i fastidj del viaggio, e poi?
Scrivo da un paesetto appiè delle alpi marittime. E mi fu forza di sostare, perchè la posta è senza cavalcature; nè so quando potrò partire. Eccomi dunque sempre con te, e sempre con nuove afflizioni: sono destinato a non movere passo senza incontrare nel mio cammino il dolore. — In questi due giorni io usciva verso mezzodì un miglio forse lungi dall’abitato, passeggiando in certi oliveti che stanno verso la spiaggia del mare: io vado a consolarmi a’ raggi del sole, e a bere di quel aere vivace; quantunque anche in questo tepido clima il verno di quest’anno è clemente meno assai dell’usato. E là mi pensava di essere solo, o almeno sconosciuto a tutti que’ viventi che passavano: ma appena mi ridussi a casa, Michele, il quale salì a raccendermi il fuoco, mi venia raccontando, come certo uomo quasi mendico, capitato poc’anzi in questa balorda osteria, gli chiese s’io era un giovine che avea già tempo studiato in Padova; non gli sapea dire il nome, ma porgeva assai contrassegni e di me e di que’ tempi, e nominava te pure. — Davvero, seguì a dire Michele, io mi trovava imbrogliato; gli