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36 ultime lettere d’jacopo ortis.

O! la canzoncina di Saffo! io vado canticchiandola scrivendo, passeggiando, leggendo: nè così io vaneggiava, o Teresa, quando non mi era conteso di poterti vedere ed udire: pazienza! undici miglia, ed eccomi a casa; e poi due miglia ancora; e poi? - Quante volte mi sarei fuggito da questa terra, se il timore di non essere dalle mie disavventure strascinato troppo lontano da te, non mi trattenesse in tanto pericolo! qui siamo almeno sotto lo stesso cielo.


P.S. Ricevo in questo momento tue lettere — e torna, Lorenzo! la è pure la quinta volta che tu mi tratti da innamorato: innamorato sì, e che perciò? Ho veduto di molti innamorarsi della Venere Medicea, della Psiche, e perfin della Luna o di qualche stella lor favorita. E tu stesso non eri talmente entusiasta di Saffo, che pretendevi ravvisarne il ritratto nella più bella donna che tu conoscessi, trattando da maligni e ignoranti coloro che la dipingono piccola, bruna, e bruttina anzi che no?

Fuor di scherzo: conosco d’essere un cervello bizzarro, e stravagante fors’anche; ma dovrò perciò vergognarmi? di che? sono più giorni che tu mi vuoi cacciar per la testa il grillo di arrossire: ma, salva la tua grazia, io non so, nè posso, nè devo arrossire di cosa alcuna rispetto a Teresa, nè pentirmi, nè dolermi. — E viviti lieto.


Padova...

Di questa lettera si sono smarrite due carte, dove Jacopo narrava certo dispiacere a cui per la sua natura veemente e pe’ suoi modi assai schietti andò incontro. L’editore, propostosi di pubblicare religiosamente l’autografo, crede acconcio d’inserire ciò che di tutta la lettera gli rimane; tanto più che da questo si può quasi desumere quello che manca.


Manca la prima carta.


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.......... riconoscente de’ beneficj, sono riconoscentissimo anche delle ingiurie; e nondimeno tu sai quante volte io le ho perdonate: ho beneficato chi mi ha offeso; e talora ho compianto chi mi ha tradito. Ma le piaghe fatte al mio onore, Lorenzo! doveano essere vendicate. Io non so che ti abbiano scritto, nè ho cura di saperlo. Ma quando mi s’affacciò quello sciagurato, quantunque da tre anni quasi io non lo rivedeva, m’intesi ardere tutte le membra; eppur mi contenni. Ma doveva egli con nuovi frizzi inasprire l’antico mio sdegno? Io ruggiva quel giorno come un leone, e mi pareva che l’avrei sbranato, anche se l’avessi trovato nel santuario.

Due giorni dopo, il codardo scansò le vie dell’onore, ch’io gli aveva esibite; e tutti gridavano la crociata contro di me,