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Pittura. 313

loghi di linea e di pittura, p. es., l’episodio dell’abbandono di Arianna che risale a Callimaco, narrato da Catullo, ripetuto negli affreschi pompeiani. Se non chè, essendo questa pittura romana imitazione della greca nel concetto e nelle forme, non solo il dipinto veniva spesso da greca fonte letteraria, ma l’affresco pompeiano proveniva da celebre dipinto greco; come, p. es., dicesi di quello di Medea che medita l’uccisione dei figli, il quale deriva da una famosa tavola di Timomaco di Bisanzio; un altro rappresentante il sacrifizio d’Ifigenia offre i caratteri ben conosciuti del quadro di Timante (ved. Atl. cit., tav. LXXIII); e altre pitture pompeiane possono essere illustrate da molti versi dell’Antologia greca dedicati alla descrizione di famosi quadri antichi. Oltre i soggetti tolti alla mitologia ed alle leggende greche, abbondano le scene della vita pompeiana, le vedute di paesi e di marine (ved. Atl. cit., tav. LXXV; cfr. la nostra tav. 78), le pitture d’animali e di natura morta.

5. Dei quadri «di genere». — Nelle rappresentazioni di scene della vita reale, o, come si direbbe, nei soggetti di genere, si distinguono due modi: Alcune sono un abbellimento della realtà, una tendenza all’idealismo anche nella rappresentazione di cose volgari, (scene di vendemmia, di caccia, dell’esercizio dei mestieri di falegname, di panattiere, di calzolaio, ecc., fatte per mezzo di genietti e di leggiadri amorini (ved. tav. 58), e questi sono opere più conformi allo spirito greco; altre pitture invece mostrano tipi comuni e reali, con carattere realistico; e queste sono rispondenti allo spirito ed al gusto romano. Comune poi ad entrambi gli indirizzi artistici è l’uso frequente appunto nei dipinti pompeiani di quadri architettonici, di fregi, arabeschi, ornamenti fantastici, intramezzati da figure