schi d’Ercolano e di Pompei, che per buona parte oggi si conservano trasportati nel Museo nazionale di Napoli. Questi dipinti sono veramente prodotti dell’arte greca (ved. tav. 73), perfino in qualche caso i nomi dei pittori, o le iscrizioni sono greche. Di soggetti romani (fatta astrazione dalle scene della vita familiare) non si ha qualcuno se non in via di eccezione, cioè una pittura che si crede raffigurare Sofonisba e Massinissa, ed alcuna altra che sembra prendano motivo dall’Eneide; gli altri soggetti derivano tutti dal mito greco. Sono riproduzioni, o variazioni di modelli più antichi: il concetto e la composizione si mostrano spesso di un valore superiore a quello dell’esecuzione. Pompei non aveva pittori di singolare valore, ma artisti manuali di sufficiente abilità1. I modelli, sulla cui guida lavoravano i pittori di Pompei, sembra fossero le opere degli artisti della scuola fiorita nel tempo dei successori di Alessandro, detta alessandrina od ellenistica. La società romana tolse per sè i modi di ornamentazione greca, forse con più sontuosa ricchezza, ma con minor senso dell’arte. I soggetti preferiti dall’arte che facevasi elegante, graziosa, e dagli artisti, che avevano portato a perfezione l’abilità tecnica, erano i miti patetici ed erotici, (ved. tav. 72). le scenette da idilio, le galanterie e gli amorini, soggetti che appaiono prediletti anche nella letteratura alessandrina per la correlazione evidente fra tutti i rami dell’arte, e specialmente fra i poeti e i pittori nella scelta di soggetti ana-
- ↑ Degne di nota sono le opere del Mau intorno ai dipinti e agli scavi in genere di Pompei, le quali sono nella maggior parte inserite nella Römische Abtheilung delle Mittheilungen des deutschen. Archäolog. Instituts. Vi è anche una guida archeologica di Pompei curata recentemente dal Mau. Cfr. Presuhn, Die pompejanischen Wanddekorationen. Lipsia, 1882.