Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
210 | Arte romana. |
narchia, Roma già sorgeva a grande città, aveva dominio su gran parte del Lazio; teneva testa contro gli Etruschi; aveva largo commercio, stendeva lontane le sue relazioni, come prova il ben noto trattato con Cartagine1, che spetterebbe al primo anno della Repubblica; e ornavasi di grandi costruzioni.
Ma questo suo grandeggiare come centro di forte e prosperosa monarchia s’interrompe con la rivoluzione, che istituisce la Repubblica, e che mette Roma in gravi condizioni per ribellione di città soggette ed assalti di comunità vicine. In questo antichissimo periodo l’architettura in Roma era etrusca, com’erano etrusche le prime opere di plastica, almeno secondo le poche notizie conservate nella tradizione.
Così nei primi tempi come nel corso dell’età repubblicana, il genio pratico romano volse l’arte ad opere grandiose di pubblica utilità piuttostochè ad opere belle. Nessuna altra classe d’edifizî quanto quelli di pubblica utilità porta evidente, indelebile l’impronta di grandezza e di forza del carattere romano. La miglior parte delle ricchezze dello Stato non furono impiegate in costruzioni splendide e care all’orgoglio di un principe, ma bensì usate ad utile del pubblico, ai bisogni delle città e delle provincie, con grandi strade, acquedotti, ponti, porti, arsenali, terme. A tali grandi costruzioni si prestavano gli elementi architettonici italici, l’arco e la vôlta, la cui invenzione sembra propriamente italica.
5. L’introduzione dell’arco e della vôlta nell’architettura romana. — L’arco fu in uso in Etruria e