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148 | Arte etrusca. |
sono designati col nome di lychni1. L’esemplare più insigne di questa classe è il lampadario rinvenuto a Cortona nell’anno 1840, e ancòra conservato in quella città, mirabile per grandezza, per figurazione assai ricca e variata, e per isquisita finezza di lavoro a cesello in alto e basso rilievo2.
3. Specchi. — Una classe singolare e assai importante di bronzi etruschi è costituita dagli specchi; sono dischi piatti, con un leggiero rialzo all’ingiro, con manubrio, lisci da un lato, ornati di disegni nell’opposto, solitamente incisi o graffiti a punta, più raramente fatti a rilievo. Si rinvennero nelle tombe etrusche, e dapprima si chiamarono col greco nome di φιάλαι, o col romano di paterae, cioè tazze da libazione nel sagrifizio; poi Inghirami li riconobbe come specchi, loro attribuendo però un significato ed un valore religioso e mistico; a questo dava special motivo il fatto di trovarli frequentemente dentro cofanetti, o ciste, anch’esse qualificate per mistiche. Oggi però è accettata l’opinione che siano specchi comuni, come lo sono le ciste e la loro suppellettile muliebre. L’uso di questi dischi come specchi comuni è comprovato dal vederli rappresentati in mani femminili sui bassorilievi e sui vasi dipinti. Le rappresentazioni incise a punta, e spesso accompagnate da inscrizioni dichiarative delle figure, sono assai importanti per lo stile dell’arte, per il contenuto mitologico, e per i nomi che vi sono inscritti.