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116 Arte etrusca.

noi garanti di ciò che un autore abbia o non abbia creduto di dire. La conclusione poi, a cui verrebbe Dionigi, che gli Etruschi fossero autoctoni, già per sè stessa toglie fede al suo autore e ai suoi sostenitori.

Dunque dobbiamo dimostrare che, non essendo gli Etruschi la medesima cosa dei Rezî, essi vennero dall’Oriente e penetrarono in Italia dalla costa del Tirreno, non già per terra attraverso la Rezia: dove invece sarebbero pervenuti nella loro diffusione più tardi.

II. Lingua — Osserviamo se il secondo argomento principale, la lingua, ci possa servire.

Il Martha1, per la ragione suesposta, che la lingua etrusca non ha mai rivelato sè stessa, crede di dover rinunciare completamente alla conclusione storica della provenienza degli Etruschi; egli però indirettamente mostra di inclinare per l’opinione dello Helbig e dell’Undset (che riassunse le scoperte archeologiche del suo tempo nel lavoro L’antichissima necropoli tarquiniese2), cioè della provenienza degli Etruschi dal Nord (op. cit., pag. 28); perchè, se da un lato non ha per sè le fonti storiche che lo confermano, dall’altro egli non crederebbe alla verità di queste, perchè non si perita a dire: “je doute que le Grecs contemporains d’Herodote ou les Romains de l’Empire aient jamais eu des notions justes sur les grands monuments de peuples, dont le monde méditerranée avait été le théâtre plusieurs siècles auparavant„.

Così si creò anche recentemente un tale scetticismo intorno ai fonti, o per trascuranza o per mala interpretazione, o per sfiducia, che obbliga a cercare altronde la soluzione del problema.

Il peggio sta in ciò che nemmeno la lingua, la quale è la fonte etnografica più diretta e più esatta, ci può aiutare, poichè finora, malgrado gli sforzi poderosi di dotti stranieri e italiani, quali il Müller e il Corssen prima, il Deecke, il Pauli e il Lattes poi3, quella sfinge non ha trovato ancòra il suo Edipo.

La scuola del Lattes, che procede prudente e non rileva che fatti indiscussi, riesce a provare l’affinità che passa fra l’etrusco e il latino, sceverando, cioè, ciò che è chiaro da ciò che è


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  1. J. Martha, nell’Art étrusque, già citata.
  2. Ved. Annali, 1885, pag. 5-104.
  3. Ved. O. Müller, Die Etrusker; Corssen, Die Sprache der Etrusker, 1870-72; Deecke, Etruskische Forschungen; Deecke e Pauli, Etruskische Forschungen und Studien; Pauli, Altitalische Studien. Pei lavori del Lattes, cfr. la pagina seguente, not. 1.