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499-518 | EDIPO RE | 37 |
Strofe II
Cose terribili, cose terribili l’augure savio ci disse; ignoro
500s’io debba accoglierle, se rifiutarle. Dir che posso io?
M’abbandono all’alate speranze, né il presente vegg’io,
né il futuro.
Qual contesa fra i figli di Pòlibo11
è mai surta, e la stirpe di Làbdaco?
Né al passato, né all’oggi mirando,
505so ragione veder ch’io m’opponga
alla fama ch’Edipo circonda
tra le genti, ed ultor pei Labdàcidi
dell’oscuro misfatto io m’eriga.
Antistrofe II
Giove ed Apolline certo ben veggono tutte le umane cose e le
intendono;
510ma che un profeta, mortale anch’esso, piú di me valga,
è giudicio lontano dal vero: ché di senno può sempre un
mortale
superare un mortale. Oh, se prima
ben non veggo che un detto è veridico,
mai non sia ch’io consenta a chi biasima!
515Bene io scòrsi la vergine alata12
su lui muovere; e saggio alla prova
parve; e a Tebe diletto: ond’io taccia
di tristizia non mai gli darò.