Pagina:Tragedie di Sofocle (Romagnoli) II.djvu/36

428-450 EDIPO RE 33


sopra la terra, o già sotterra, tu
sei l’inimico, e non lo sai. Da questa
430terra, col pie’ terribile, una duplice
maledizione via ti spingerà:
del padre e della madre. E tu, che vedi
ora la luce, buio sol vedrai.
Qual terra non sarà porto ai tuoi ululi,
435qual Citerone8 non li echeggerà,
quando saprai le nozze a cui ti spinse
prospero vento in questa casa, a cui
approdar non dovevi! E la congerie
non sai degli altri mali, onde tu sei
440reso pari a te stesso, e ai figli tuoi.
Ed ora, su’, Creonte e il labbro mio
brutta di fango! Ché sterminio piú
turpe del tuo, niun patirà degli uomini.
edipo
Tanto udir da costui sopporterò?
445Vattene alla malora! Non ti sbrighi?
Fa’ la strada ch’ài fatta! Torci il piede
lungi da questa casa! Via di qui!
tiresia
Se tu non mi chiamavi, io non venivo.
edipo
Che parlassi da pazzo io non credevo:
450difficilmente allor t’avrei chiamato.

Sofocle - Tragedie, II - 3