del pensiero lungamente errai: 80investigai, trovai solo un rimedio:
m’attenni a quello: il mio cognato, il figlio
di Menecèo, Creonte, all’are pitiche
mandai d’Apollo, a chiedere che debba
io fare o dire a salvazion di Tebe. 85E già, se al tempo commisuro il giorno,
m’angustia il suo ritardo: ché già troppo
piú che non si convenga, e ch’io pensassi,
resta lontano. Quando ei sarà giunto,
ben perfido sarei, se non compiessi 90tutto, quale pur sia, del Nume il cenno. sacerdote
A proposito parli: e questi, or ora
m’han fatto cenno che Creonte giunge. edipo
E fortuna e salvezza, oh Apollo, giungano
cosí con lui, com’egli in volto raggia! sacerdote 95Lieto è, se debbo argomentare: tante
foglie e bacche di lauro2 al capo ha cinte! edipo
Súbito lo sapremo: è tanto presso
che udir mi può. — Cognato mio, Creonte,
quale responso a noi del Nume rechi? Quasi súbito dopo queste parole, entra Creonte.