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126 SOFOCLE 94-123

le vostre sedi io flettei prima, a me
95non siate avverse e a Febo, che a me, quando
tutti quei mali mi predisse, aggiunse
che, dopo lungo e lungo tempo, giunto
ad una terra estrema, ove io trovassi
di sacri Numi un seggio ed un ospizio,
100io tale requie avrei: di qui posare
la mia povera vita; e, qui sepolto,
procaccerei vantaggio a chi m’accolse,
iattura a chi m’espulse e mi bandí.
E segni avrei che questo m’annunciassero:
105tremuoto, o tuono, o folgore di Giove.
Possibile non fu, bene lo intendo,
che, senza il fido auspicio vostro, io questa
via battessi, giungessi a questo bosco,
che sul cammino m’imbattessi prima,
110di vino io scevro, o Dive, astemie21, in voi,
che mi sedessi sopra questo trono
dell’ascia ignaro. O Dee, come suonò
la profezia d’Apollo, adesso un termine
concedetemi, un fin, se pure, schiavo
115di perpetue pene, immeritevole
piú dei piú miseri uomini io non sembri.
Su, dolci figlie dell’antica Tenebra22,
e tu, che nome hai dall’antica Pallade,
piú d’ogni altra città pregiata, Atene,
120compiangete d’Edipo il tristo spettro:
ché non son queste le mie membra antiche.
antigone
Oltre non dire: uomini a noi s’avanzano,
gravi d'anni, a spiar dove tu sei.