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che Cípride ha per te, che t’aborrisce
per la tua castità, la tua saggezza.
Ch’io, con la mano mia, con queste frecce
infallibili, a far la tua vendetta,
a un altr’uomo9 la morte infliggerò,
a quello che al suo cuor sia piú diletto.
E, per compenso delle pene, o misero,
onori grandi a te nella città
di Trezène darò. Le intatte vergini
le lor chiome per te recideranno
pria delle nozze, e coglieranno il frutto,
per lungo tempo, di funeste lagrime.
Ed eterne per te le cure musiche
vivran delle fanciulle, e nel silenzio
non cadrà, nell’oblio, l’amore ch’ebbe
Fedra per te. Del vecchio Egèo figliuolo,
e tu prendi il tuo figlio, e al seno stringilo,
ché a mal tuo grado l’uccidesti; e agli uomini
non è concesso, quando i Numi vogliono,
schivar la colpa. E te consiglio, Ippòlito,
che non odii tuo padre: era il destino
scritto per te della tua morte. E addio.
Ché lecito non m’è vedere estinti,
né che si brutti il viso mio con l’alito
dei moribondi; e tu sei presso a morte.
Sparisce.

ippolito

Addio. Va’ dunque, o veneranda vergine.
Perder l’antica nostra intimità
ti sia leggero. E poiché tu lo brami,