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golfo8 proclive, stendesi una spiaggia.
Ed ecco, un’eco sotterranea, simile
a tuon di Giove, die’ cupo rimbombo,
spaventoso ad udire: onde i cavalli
le orecchie e il capo al cielo erti levarono.
E vïolento orror noi tutti invase,
donde venisse quella romba; e, vôlti
gli sguardi verso le sonore spiagge,
un maroso infinito, insino al cielo,
vedemmo, tal che all’occhio mio fu tolto
veder le spiagge di Sciróne; e l’istmo
tutto nascose, e d’Esculapio il balzo.
Poi, sgonfiandosi, e tutto gorgogliando
di fitta spuma in giro, si lanciò,
con marino estuar, contro la spiaggia,
ov’era la quadriga; e col medesimo
turbine, e con la furia orrida, al lido
scaraventò, fiero prodigio, un toro,
del cui muggito risuonò pervasa
la terra tutta: ed era lo spettacolo
tale, che sostener non lo poteva
chi lo guardava. E un súbito terrore
penetrò nei puledri; e il signor nostro,
di governar cavalli esperto molto,
strinse le briglie, e a sé le trasse, come
nocchiero il remo, il corpo appesantendovi
tutto all’indietro. I morsi quelli addentano
temprati al fuoco, e il carro a forza traggono,
senza curar la mano del pilota,
né il saldo carro e i finimenti equestri.
E se il corso volgeva ei verso i molli
solchi dei campi, innanzi ad essi il toro