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manda in rovina gli uomini,
e mille danni provoca.

Strofe II
La puledra non dòmita2
ancor dal giogo, d’Ecalía nei talami,
di sposo anche inesperta, ancora vergine,
dalla casa rapí, sovresso il pelago,
Nàiade fuggitiva, errante Mènade,
fra la strage, l’incendio,
fra nozze di sterminio,
la Dea Cipria; e d’Alcmèna
la diede al figlio: ahimè, nozze di pena!

Antistrofe II
Voi, di Tebe santissime
mura, potete dir, voi, scaturigini
di Dirce, quanto il poter sia di Cípride.
Di Bromio essa la madre3, a cui la folgore
cinta di fiamme fu nuzïal talamo,
sopiva nel sanguíneo
destino. Essa, terribile,
dovunque sia, s’aggira,
e, come ape volando, alita l’ira.