in pepli e in drappi barbari? Non d’Argo
né d’altro luogo d’Ellade è la foggia
di queste donne. E meraviglio, come
senza nunzî d’araldi, e senza un ospite
che vi tuteli2, e d’ogni guida prive,
di tema esenti, a questo suol giungete.
Supplici rami presso a voi, su l’are
giaccion, qual’è dei peregrini usanza.
Sol questo intender può la terra d’Ellade:
congetturare tutto il resto è d’uopo,
ove parola a me non lo chiarisca.
corifea
Sí, straniera è la mia veste, è vero.
Ma dimmi, e tu chi sei? Privato o araldo
d’Ermete insigne? O re della città?
pelasgo
Sicuramente a me parlar tu puoi.
Io son Pelasgo, figlio di Palètone,
che dalla terra nacque; e son sovrano
di questo regno. Questi campi miete,
obbedïente ai cenni miei, l’epònima
gente pelasga. Il regno mio si stende
ad occidente su la terra tutta
cui lo Strimone limpido traversa:
i miei confini, le contrade abbracciano
dei Perrèbi, oltre il Pindo, e dei Peóni
le alture, e i monti di Dodona: l’umido