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delle passate civiltà, ciò senza dubbio incontrò al Leopardi che fu, come disse Giordano, un'attico dei nostri tempi. E poi vuolsi ancora avvertire che per l'immortale recanatese il vero è il nulla, ed all'apparire di esso questa serie di fenomeni in cui si dipinge la bellezza e la felicità, cade;1 laonde, se l'uomo è condannato ad una eterna menzogna, se il vero è il non essere. non avvi in realtà differenza sostanziale tra le diverse forme, nè importanza effettiva dell'una sopra dell'altra, se non nel solo rispetto della nostra illusione. Il Manzoni, come è chiaro, non era di questo avviso. Ei reputava il vero essere l'assoluto, e che nell'amorosa consonanza delle cose da lui procede, e si avvia a lui ogni esistenza creata, reputava che il pensiero e la civiltà si matura lentamente nei secoli, e che uffizio essenziale e nobilissìmo della letteratura, come del-

  1. All'apparir del vero
    O minera cadesti e con la mano
    La fredda morte ed una bomba ignuda
    Mostravi dl lontano.

    leopardi, A Silvia.