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PALAZZI 41


e un ottagono superiore al colonnato son formati da un mosaico in pietre dure. Di prospetto al camino è un ampio quadro, creduto lavoro di Palma il vecchio, che rappresenta la famosa battaglia di S. Quintino, vinta nelle Fiandre dal duca Emanuele Filiberto, di cui si vede il ritratto. In questa sala il popolo accorre in gran folla per vedere da vicino il Re, e tutta la real famiglia, allorchè si reca ad assistere alle grandi solennità religiose nella regia tribuna in S. Giovanni. Nelle feste di corte, questa sala e l’ampio scalone vengono splendidamente illuminati a gaz.

Dal Salone degli Svizzeri si entra nella sala detta delle Guardie reali del Corpo. Il soffitto di questa, come di tutte le altre stanze di questo reale appartamento, è ricco di ornati in oro, che ricordano, per la loro bellezza, i famosi soffitti dorati del palazzo ducale di Venezia. Nella cornice si ammirano vari dipinti a fresco del Gonin, rappresentanti fatti della casa di Savoia. Le pareti sono coperte di stupendi tappeti fabbricati anticamente in Torino ad uso dei Gobelins: e furono non è guari adorne di quadri, uno, colossale, rappresentante i Lombardi all’ultima crociata, pregiato lavoro dell’Hayez: altro di minor mole — il conte di Savoia Amedeo VI nell’atto di presentare il Patriarca greco al sommo pontefice Urbano V: ed un terzo — il B. Amedeo nell’atto di fare elemosina, del Pucci.

Nella seconda sala, che chiamasi degli Staffieri o Valletti a piedi, ricchi arazzi cuoprono le pareti.

Nella terza sala, detta dei Paggi, si ammirano tre grandi quadri, il primo raffigurante Federico Barbarossa scacciato da Alessandria, dell’Arienti, professore della reale Accademia Albertina; il secondo, il conte Amedeo III, che presta il giuramento nelle mani del vescovo di Susa, opera del Cavalleri; il terzo del Gonin, che rappresenta una levata in massa degli abitanti d’Isone in val di Stura.

Fa seguito a questa la Sala del trono, straordinariamente ricca e sfolgorante d’oro. La balaustra e il baldacchino sono veramente splendidi. Un magnifico palchetto, lavoro del rinomato stipettaio Capello detto Moncalvo di Torino (di recente nominato dal Re Vittorio Emanuele a cavaliere dei Ss. Maurizio e Lazzaro) ne compie la magnificenza.

Dopo la sala del trono del Re vi è quella ove Carlo Alberto soleva tenere le pubbliche udienze; è assai modesta al paragone delle altre. Nell’angolo a destra vedesi una cappella ove Carlo Alberto udiva ogni mattina la santa messa.

La sesta sala è quella del Consiglio dei Ministri, tappezzata in vel-velluto