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l’autore ai lettori. | lxiii |
cabolar], chiamerai impropria cotesta espressione; ma se leggi la Bibbia e ne raffronti i diversi testi, avviserai del sicuro che proverbio vale talvolta derisione e motteggio. Dal che poi provenne che proverbiare pigliasse ancora la significazione di deridere e canzonare altrui.
Di linci. Quinci, linci e costinci rispondono esattamente a qui, lì e costì. Parrebbe dunque che i loro usi e i loro accompagnamenti esser dovessero al tutto comuni e conformi. Pure, ne’ lessici si legge di quinci e di costinci, ma non di linci. Verisimilmente perchè ad alcuno scrittore non cadde a proposito e mancò l’occasione. Invece, a Dante venne occasione di scrivere una volta di lici che è il di linci sincopato. O io dunque peccato contro grammatica a scriver di linci? non credo.
Più e più. Scompagnato da quanto e tanto, sembra modo francese e non trovasi ne’ molto antichi scrittori; ma fu poi notato in alcuno cinquecentista, e ciò è sufficiente ad assolvere il Monti ed altri moderni che non si astennero da quel modo acconcissimo alla speditezza del linguaggio poetico.
{{Sc|Della sofferente umanità}. Volli con tale astratto dinotare non la specie umana, come si fa da’ francesi, sibbene tutto ciò che è umano e civile in essa specie; come bestialità, animalità e consimili non significano ogni genere di bestie nè ogni genere di animali. Soffrente poi per sopportante pena e dolore è pur modo francese, e tu nol rinvieni appo nessuno de’ nostri classici. Tuttavolta, se badi all’intrinseco della sua forma, tu scorgerai che è maniera elittica o vogliam dire accorciata, e la stessa che adoperiamo col verbo patire, il quale senza aggiuntivo alcuno spesse volte significa patir dolore od altra specie di molestia e di danno. E il Parini già scrisse in una sua bellissima Ode: la soffrente natura.
Al maggior verno, per dire nel più fitto verno. Mi