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liv l’autore ai lettori.


nè la scopro nè la indovino; e qualora non avessi labile la memoria, terrei per sicuro che il nome trovò grazia appresso Vincenzo Monti in non so qual libro della sua versione d’Omero.

Esorato. Così avevo scritto nell’edizione parigina del 43, e stimavo essere io il primo a trarre fuori tal voce latina che è già tutta inchiusa nel notissimo ed usatissimo inesorato. Poi m’imbattetti in lei rileggendo con più attenzione il volgarizzamento foscoliano del primo dell’Iliade; dove sta acconciamente, perchè significa persona placata e inchinata dalle preghiere. Invece nel componimento mio, esorato era sinonimo di esaudito contro la vera e germana accezione della parola. Quindi nella presente edizione fu cancellata.

Superstite. Vocabolo men necessario alla prosa che alla poesia, nella quale ultima i verbali sopravvivente e sopravissuto non trovano pronto e comodo alloggio. Il Bergantini lo à pescato in un pregiato scrittore del secolo diciassettesimo. Appo i latini poi è voce adoperata eziandio in altissima poesia.

Conviva. L’Alberti lo nota nel suo dizionario con un esempio del Segni, al quale traducendo Aristotele parve ben fatto di allargar un poco la mano in produrre parole nuove. Il Gherardini poi vi venne aggiungendo un esempio tratto dalle lettere di A. Caro raccolte dal Tomitano.

Mefite. Non è esso di già compreso nell’aggettivo mefitico, il quale corre per le lingue e per le scritture di molti? Ma oltre di ciò, il Gherardini l’ebbe avvisato nel Chiabrera, nome ed allegazione autorevole.

INCUNABULO. Io era in procinto di cancellarlo, sì perchè a niun filologo nostro è accaduto finora di leggere cotal voce in qualche buon libro italiano, e sì perchè non mi soccorreva ragione sufficiente per usarla nel singo-