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xxiv l’autore ai lettori.


spirito scettico ed irrequieto de’ tempi nostri. Pochi anni prima di me trattava il subbietto medesimo il Conte Giacomo Leopardi; e non avrei scusa nessuna alla matta temerità di essere entrato in lizza con quel miracolo di scrittore, quando la idea informatrice del componimento mio non fosse in ogni lato diversa da quella in che s’incardina il suo. E perchè ognuno possa farne comparazione e voglia quindi mandarmi assoluto dalla taccia di presuntuoso, trascrivo qui per intero l’Inno del sommo Recanatese, col quale reputo a mia gran ventura essere stato congiunto di sangue e d’amicizia.

o

DEI PRINCIPJ DEL GENERE UMANO.

     E voi de’ figli dolorosi il canto,
Voi dell’umana prole incliti padri,
Lodando ridirà molto all’eterno
Degli astri agitator più cari e molto
Di noi men lacrimabili nell’alma
Luce prodotti. Immedicati affanni
Al misero mortal, nascere al pianto
E dell’etereo lume assai più dolci
Sortir l’opaca tomba e il fato estremo,
Non la pietà non la diritta impose
Legge del cielo. E se di vostro antico
Error, che l’uman seme alla tiranna
Possa de’ morbi e di sciagura offerse,
Grido antico ragiona, altre più dire
Colpe de’ figli e irrequieto ingegno
E demenza maggior l’offeso Olimpo
N’armaro incontra, e la negletta mano
Dell’altrice natura; onde la viva
Fiamma n’increbbe e detestato il parto