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l’autore ai lettori. xiii


e terribilità divina un concetto e un’immagine più formidabile e così semplice come sublime. La folgore, ministra tremenda del Nume punitore e rimuneratore, arde sempiterna ed inconsumabile sulla cima del più alto e scosceso dei monti che nella Scrittura sono domandati appunto montagne di Dio. Piacque alla sapienza increata lasciar durare alcun tempo la zuffa tra le schiere degli angioli perchè la reità da un lato e la innocenza e saldezza dall’altro apparissero manifeste. Maturata la prova, la folgore eterna è con un solo atto impugnata e vibrata sugli empj. E quel solo atto basta a compire tutti quanti gli effetti perpetui e spaventevoli della punitrice giustizia.

DELLO STILE DEGL’INNI.

Ne’ tempi nostri i due testori più insigni del verso sciolto sono, per credere mio, Vincenzo Monti e Ugo Foscolo. Mi taccio del Parini, superiore forse ad entrambi. Ma la foggia del suo sciolto convenientissima alla satira, non può per ciò stesso venire piegata verso altri generi di composizione. A me arrivato dopo di loro tornava assai più difficile il vestire d’armonia nuova quel medesimo verso e dargli nuovo andamento ed atteggiamento. Nè, per temerario ch’io fossi in quegli anni primi e baldanzosi di mia giovinezza, io pigliavo speranza buona di pareggiar mai il cantore della Feroniade in quella sua vena sempre copiosa, scorrevole e limpida, e rado o non mai disuguale da sè medesima; per li quali pregj sonogli perdonati la soverchia pienezza del ritmo e un poco di uniformità e di ridondanza. Similmente, non isperai di raggiungere la efficacia, il nerbo, la pellegrinità, la felice arditezza, la eleganza finissima degli sciolti del Foscolo, sebbene io sapessi fuggirne la oscurità o quel poco