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270 Appendice C - Covarianza e correlazione

di sotto l’ipotesi può dunque essere stimata dalle tabelle della distribuzione, e ci dà una misura statisticamente corretta dell’“accordo complessivo” tra i punti misurati ed un polinomio di grado .

Per valutare numericamente la significatività della variazione di questo “accordo complessivo” dovuta ad un aumento di grado del polinomio interpolante, la regola di somma del ci dice che la variazione della somma pesata dei quadrati dei residui, , deve essere distribuita come il ad un grado di libertà; normalmente, in luogo di usare direttamente , si considera l’altra variabile casuale

(che rappresenta una sorta di “variazione relativa dell’accordo complessivo”), e la si confronta con la funzione di frequenza di Fisher a 1 e gradi di libertà; un valore di elevato, e che con piccola probabilità potrebbe essere ottenuto da quella distribuzione, implicherà che l’aumento di grado è significativo.

C.4.7. Il run test per i residui

Un’altra tecnica che ci permette di capire se una funzione di primo grado è o meno adeguata a rappresentare un insieme di dati è quella che consiste nell’osservare l’andamento, in funzione della , del solo segno dei residui differenza tra i valori misurati e quelli stimati della :

.

Per meglio chiarire questo concetto, osserviamo la figura C1 tratta dal paragrafo 8.3.2 del testo di Barlow citato nella bibliografia (appendice H, a pagina 323). È evidente come l’andamento dei dati sperimentali non suggerisca affatto l’ipotesi di una dipendenza lineare del tipo ; questo anche se l’entità degli errori assunti sulle fa sì che l’accordo tra i dati stessi e la retta interpolante, se valutato con il calcolo del , risulti comunque accettabile: infatti il metodo citato usa come stima la somma dei quadrati dei rapporti tra i residui e gli errori stimati, ovviamente piccola se questi ultimi sono stati sopravvalutati.

Quello che è in grado di suggerire il sospetto di un andamento non lineare della legge , in casi come questo, è un altro tipo di controllo basato appunto sul solo segno dei residui e non sul loro valore (come il calcolo del , o dell’errore a posteriori, o del coefficiente di correlazione lineare, o