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teofrasto

al suo avversario per parere imparziale1; e afferma che i forastieri parlano più aggiustatamente de’ cittadini. È invitato a pranzo vuole che il padron di casa chiami i suoi ragazzi, e appena essi entrano dirà che somigliano al padre più del fico al fico, e accostandoseli li bacia e se li fa sedere accanto, e con gli uni gioca a dire anche lui scure otre2, agli altri permette, pur soffrendone scomodo, che gli dormano sulla pancia. E si fa tagliare spesso i capelli, e i denti li mantiene bianchi, e i vestiti li smette che sono nuovi; e nel foro bazzica nelle logge dei banchieri3, e nei ginnasi si aggira per quelle parti dove si addestrano gli efèbi; e in teatro, se c’è spettacolo, siede accanto ai podestà6. E per sé non fa acquisti di sorta, ma spedisce ninnoli ateniesi7 agli amici suoi di Bisanzio, e cagne spartane a quei di Cizico, e miele dell’Imetto agli amici di Rodi, e ciò facendo lo racconta agli amici suoi della città. Però egli è capace di acquistare e allevare una bertuccia8, e procurarsi colombelle di Sicilia, e dadi di gazzella, e ampolline ritonde di Turii e bastoni uncinati di Sparta con manico, e un tappeto ricamato con figure di Persiani9, e una piccola palestra con sabbia e sferisterio. E va dattorno a offrirla in prestito10 ai filosofi e ai sofisti, al maestri di scherma e ai musicanti perché vi si cimentino; ed egli poi durante i saggi entra un po’ tardi perché gli spettatori dicano l’uno all’altro: Questa palestra è sua.

Il «piallone» è adulatore che adula piaggiando e piaggia adulando.

Traduco alla lettera che è modo più efficace del comune «ti tiene con tutte e due le mani».

  1. Leggo col papiro di Filodemo e con i codici più recenti κοινός τις che è lezione esatta. E poco più innanzi leggo ἔτι ἐπαινῶν coi codici più recenti.
  2. Doveva esser un giuoco da ragazzi, che oggi è impossibile definir meno vagamente di cosí.
  3. Traduco modernamente, o forse medioevalmente, le logge dei banchieri. In greco soltanto τραπέζας.

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