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prefazione


nando perfino d’esser vecchio egli che morì appena cinquantenne, appunto perché la prefazione non autentica dei Caratteri appare redatta da un Teofrasto novantenne. State a sentire:

«Conciossiaché tu incominci pur ora quel viaggio del quale io ho la maggior parte siccome tu vedi fornito, cioè questa vita mortale, amandoti io assai come io fo, ho proposto meco medesimo di venirti mostrando quando un luogo e quando un altro, dove io, come colui che gli ho sperimentati, temo che tu camminando per essa possi agevolmente o cadere o come che sia errare...». Che sono poi le parole di dedica al signor Galateo, e ramonentano assai da vicino quelle che Teofrasto nella presunta sua dedica a Pólicle avrebbe premesso ai Caratteri. A meno che non sia autentica la prefazione dei Caratteri, e Teofrasto, come monsignor Della Casa fece più tardi, abbia immaginato anche lui d’esser vecchio, assai vecchio, e d’avere pressoché fornito la maggior parte di sua vita mortale.

I Caratteri di Teofrasto sono così freschi di verità che, potremmo ripetere con Giacomo Leopardi, di farne un’edizioncina elegante traducendoli dal greco in puro e buono italiano, è venuto in mente anche a noi, oggi, dopo aver letto le traduzioni fin qui pubblicate: le quali assai di rado raccolgono in così poche parole com'è il greco la vivace dovizia dei modi e locuzioni teofrastee, e di rado sono fedeli quanto la diversa indole delle due lingue italiana e greca comporta; ma, o suonano sciocchissime e insulse, come quelle già note al Leopardi, o troppo preziose per lo stile ostentatamente toscano o romanesco, come le più recenti. «Il libro è affatto del tempo presente» soggiungeva Leopardi; e noi faremo nostre anche queste sue parole, essendo l’operetta teofrastea tuttora feconda di nuovi e forse necessari insegnamenti, e non apparendo in nessun modo oziosa la nostra fatica di traduttori e di interpreti sebbene condotta con minore infendimento, al certo, che non avesse Leopardi e della miglior lingua parlata e della scritta migliore.

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