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i caratteri morali |
29.
LA MAFIA
È la máfia1 desiderio di ribalderia e il mafioso cotal uomo che accosta i vinti e i condannati nei processi politici, e che immagina di diventar piú esperto e più temuto se li frequenta; e dei galantuomini dice che nessuno lo diventa, e proclama che nessuno è galantuomo2, ma che tutti sono eguali; e suol dire per ischerno: Com'è... galantuomo! E afferma che il ribaldo è uomo libero per chi voglia metterlo alla prova, e per il resto conviene che si dice la verità sul suo conto, ma che alcune sue qualità sono ignorate, giacché egli afferma che è uomo educato e affettuoso con gli uomini e intelligente, e assicura, in favor suo, di non aver mai incontrato altri più bravo. E gli è benevolo quand’egli parla in assemblea o è imputato in tribunale; ed è fin capace di dire a quelli che gli siedono accanto che non bisogna giudicar l’uomo ma il fatto; e dichiara ch’egli è il cane del popolo, e che però lui sorveglia3 i prepotenti; e dice che non avremo più chi saprà prendersi pena per le faccende pubbliche, se gente così noi l’abbandoniamo. Ed è anche capace di farsi patrono di furfanti e di assisterli in tribunale per affarucci disonesti, e, se debba giudicare un processo, di piegar al peggior senso le deposizioni dei litiganti. Insomma la mafia è sorella carnale della ribalderia, ed è vero quel che dice il proverbio che il simile tende al suo simile4.
- ↑ Letteralmente: «l’amicizia per i delinquenti». Ho pensato che la nostra parola «mafia» fosse piú limpidamente espressiva, sebbene di significato piú largo.
- ↑ Leggo εἰπεῖν ὡς οὐδεὶς γίνεται, καὶ φῆσαι ὁμοίους ecc.
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