Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
i caratteri morali |
27.
IL GIOVANEGGIARE
Il giovaneggiare parrebbe essere voglia di lavorare quando n’è passata l’età, e il bambinone1 è cotal uomo che vecchio di sessant’anni impara a mente le tiritere, e, recitandole mentre si beve, a un certo punto se le dimentica. E si fa insegnare dal figlio il «fianco-destr», il «fianco-sinistr» e il «dietro-front», e per le feste degli eroi presta danaro ai giovani affinché corrano con la fiaccola2. E in verità, se lo si invita al tempio di Eracle, levatosi il mantello, afferra il toro per rovesciargli il collo; e entra nelle palestre ad esercitarvisi con impegno3; e agli spettacoli dei giocolieri ci si ferma per tre o quattro piene, a imparar le canzonette. E iniziandosi al culto di Sabazio si studia di far bella figura presso il sacerdote4; e innamoratosi di un’etera, e cercando di forzar la porta della sua casa, bastonato dal rivale, ha brighe in tribunale. E portandosi in campagna sur un cavallo d’altri, vuole anche imparare a cavalcare, cade e si rompe la testa. E, quale socio dei decadisti5, raduna quelli che con lui ne sono i promotori, e gioca al pugilato contro il proprio servo6; e con l’istitutore dei suoi ragazzi fa gara di giavellotto e di arco, e, come se neppur l’altro sapesse tirare, lo esorta ad apprender da lui. Ed esercitandosi alla lotta nella sala da bagno dimena spesso il sedere per parere d’essere allenato7. E se ci son donne si esercita a danzare accompagnandosi8 da sé canticchiando.