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LIBRO PRIMO 41

mi attorniato il figliuolo del vostro imperadore? Cittadini? ch’avete calpesta l’autorità del senato, e rotto quel che s’osserva a’ nemici, la santa ambasceria e la ragione delle genti? Il divino Giulio rintuzzò la sedizion del suo esercito col dir solo: Ah Quiriti1! a coloro che non gli davano il giuramento. Il divino Augusto col piglio e con lo sguardo atterrì ad Azio le legioni. Noi non siamo ancor quelli, ma nati di quelli; e se il soldato spagnuolo o soriano, ci schifasse, sarebbe strano e indegno; ma può egli essere, che la legion prima creata da Tiberio, e tu, ventesima, meco stata in tante battaglie, tanto guiderdonata, rendiate questo bel merito al vostro capitano? Ho io a dar questa nuova a mio padre, che da tutte altre bande l’ha buone, che i suoi nuovi, che i suoi vecchi soldati, non di licenze, non di moneta son sazj? Che qui non si fa che uccider centurioni, cacciar via tribuni, racchiuder ambasciadori? Son tinti di sangue gli alloggiamenti, i fiumi; e io tra’ nimici ho la vita per Dio?

XLIII. „Deh perchè ’l primo dì che io arringai, mi storceste voi di mano quel ferro che io mi ficcava nel petto, o imprudenti amici? Meglio, e più caramente, fece colui che mi porse il suo. Io mori-

  1. Cures era la metropoli de’ Sabini, dalla quale per soddisfazion loro, quando vennero a Roma, e fecesi di due genti una, furono i Romani e i Sabini detti Quiriti. Non chiamò adunque Giulio Cesare que’ soldati, Romani, ma Quiriti. Severo similmente, quando cassava le legioni intere, dava loro di Quiriti, come dice Lampridio; quasi non meritassero nome di Romani, ma tenessero ancor del Sabino. Così dice Ser Brunetto Latini, che i nimici di Dante, discesi di Fiesole abantico, Teneano ancor del monte e del macigno.