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SUPPLIMENTO AL LIBRO NONO 361

Poppea, già da Tiberio mitigata, ma ancor duretta in quel lusso di Roma; ed esentò dalle pene de’ celibi i sessagenari che sposavan donna sotto a’ cinquanta. Provvide a’ pupilli, e ne appoggiò a’ consoli la cura, ch’era de’ pretori. A spedir le liti, uni pure gli atti legali, tra’ mesi di verno e state pria divisi. In fine per ben della camera, tre pretorj istituì, per esigerne i dritti, e littori v’aggiunse a più decoro. A religione più intento, i sacrifizj eleusini in Roma volle, dal peso oppressa di sacri culti; più lodevole nell’abolire i barbari riti (a’ cittadini già sotto Augusto vietati) de’ Galli, dal fanatismo de’ Druidi a placar avvezzi con umane vittime i numi, e nel tutta proscrivere tal superstizione. Poichè questa, soggiogato il mondo, nobilissima vittoria a’ Romani restava, di snidar le mostruose religioni, e’ vinti assoggettare alla ragione, e farli con dolce forza felici.

XXVII. A guerra intanto Svetonio Paolino faceasì nome in Affrica; poich’Edemone liberto avea ripreso l’armi a vendicar Tolomeo re da Caio Cesare ucciso. Di volo entrò Svetonio in Mauritania, per non dar sosta all’ardire. Atterriti i Barbari dal romano esercito, la prima volta che ’n lor casa pugnava, diero le spalle. Incalzati, che cercavano scampo; eccoti Atlante celebre ne’ poeti.

XXVIII. Svetonio, ad imitazion di Polibio bravo storico, che scorsi avea d’Affrica i lidi, veder volle il paese, e primo de’ romani duci, l’Atlante varcò d’alcune miglia; luoghi visitando, solo sin là per viril lussuria in rinomo. Sgannatosi, più che s’internava, delle favole, nè pur orma vide d’Egipani o Satiri; ma l’ime radici trovò del monte d’alti boschi folte, di nuova specie d’alberi, altissimi, senza