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166 DEGLI ANNALI


LXI. Primieramente gli Efesii dissero, che Apolline e Diana non nacquero in Delo, come crede il volgo, ma partorilli Latona appiè d’un ulivo, che ancor v’è in su ’l fiume Cenerio, nel bosco loro, detto Ortigia, sagrato per divino ammonimento, ove Apolline per li uccisi Ciclopi fuggì l’ira di Giove, e Bacco perdonò alle Amazzone vinte, che abbracciarono quell’altare. Fu poi la divozione di quel tempio di licenza d’Ercole, padrone allora della Lidia, accresciuta e mantenuta da’ Persi, dai Macedoni, finalmente da noi.

LXII. Seguitarono i Magneti, e dissero, che avendo L. Scipione cacciato Antioco, e L. Silla Mitridate, per la loro fedeltà e virtù diedono inviolabil franchigia nel tempio di Diana Leucofrina. Difendevano appresso i tempj loro, di Venere gli Afrodisei, e di Giove e di Diana que’ di Stratonice; producendo un novello privilegio d’Augusto e uno più antico di Cesare Dettatore, conceduto per aver seguito quelle fazioni; lodati della mantenuta fede al popol romano nelle scorrerie de’ Parti. Mostravano i Gerocesarei più antichità; che il lor tempio di Diana di Persia fu dedicato da Ciro; e Perperna, Isaurico e molt’altri imperadori con due miglia intorno il sagraro. I Cipriotti tre tempj raccomandavano: lo più antico, Venere in Pafo, fatto da Aeria1;

  1. Il Bembo nel Culice, con l’autorità di questo luogo, corregge quel verso di Catullo, Quae sanctum Idalium, Aeriosque apertos, cioè quei di Pafo in Cipri in su’l mare aprico, detti da questo Aeria fondatore. Leggevasi Uriosque, che non si sa che tali popoli al mondo fossono, non che Venere adorassono. Dell’origine di questo tempio narra Tacito nel secondo delle Storie la corrente fama e l’antica.