Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
e dell'industria mecanica dei popoli | 283 |
la grande suddivisione del lavoro; ed infine i principj scientifici su cui è appoggiato. Li antichi procedevano per via di semplice pratica. I moderni han fatto fare all’arte dei passi giganteschi mercè l’applicazione del calcolo e dei principj astratti della scienza. Archimede, un secolo o due prima di Cristo, e Galileo due o tre secoli prima di noi, avevano fatto sublimi scoperte teoriche, le quali erano di facile e fecondissima applicabilità: pure tali applicazioni si sono fatte precipuamente ai giorni nostri.
La mecanica razionale è dovuta ad uomini che sono vissuti in tempi più o meno rimoti da noi, come Archimede, Galileo, e Newton, e principalmente ad uomini del secolo prossimamente scorso come Daniele Bernoulli, d’Alembert, Lagrange, Laplace: ma la mecanica applicata, in quanto è scienza intermedia alla pura teorica ed alla pratica, è dovuta al lavoro d’uomini che appartengono a questo più che al precedente secolo, e molti de’ quali vivono ancora: come Coulomb, Carlo Dupin, Coriolis, Navier, Poncelet (principalmente questi due ultimi), Smeaton, Tredgold, Fairbairn. Alcuni de’ nostri connazionali han ridotto a bello e lucido ordine quel che da altri era stato inventato; ma duolmi di doverlo dire: l’industria è di gran lunga più indietro nel nostro paese che nol sia in Inghilterra, in America, in Francia, nel Belgio, in Olanda, in Isvizzera, ed in Germania.
E quale è il motivo della presente nostra inferiorità in un ramo nel quale, come già in tanti altri, fummo maestri al resto di Europa? La perdita della libertà e dell’indipendenza, che da una parte ha posto degli ostacoli materiali allo sviluppo delle arti e del commercio, e dall’altra ha fatto peggio ancora, infiacchendo o rompendo quel maschio vigore degli animi che di ogni progresso è principio. Ed in fatti, non appena si è rassodata la libertà in una estrema parte d’Italia qual è il Piemonte, il genio Italiano, quasi poderosa molla alleggerita da enorme peso sovrincombente, ha rimbalzato in alto. Vedetene un esempio nelle strade ferrate. Il picciolo Piemonte aveva l’anno scorso più di 900 chilometri di ferrovie; il reame di Napoli, con una popolazione più che doppia, ne aveva appena 140; lo Stato Pontificio 90. Sin dal 1855 la libera Inghilterra ne aveva più di 13,000 chilometri, l’Europa 33,000, li Stati Uniti 51,000: cioè questi ultimi, con una popolazione che è appena un decimo di quella di Europa, avevan quasi tanta es-