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ricopiò (ossia trasformò alla maniera del Carli) il racconto del Dalla Corte; dopo di che, appostavi una tal quale obbiezione sua propria, e considerata la singolarità del fatto, si fece a conchiudere in ultimo: che debbasi farne conto come di Novelletta da intrattenere le semplici vecchierelle. Venne più tardi il Moscardo, ed egli ne tacque del tutto.

Al racconto dunque del Dalla Corte, la cui fede storica è stabilita più sopra, noi moderni, tutto raccogliendo, non possiamo opponere se non se:

I. Il silenzio dello Zagatta, e del Moscardo, o di altri tali;

II. Le circostanze, o singolari o impossibili, che paiono comprese nel racconto di lui;

III. L’incongruenza, od anacronismo che venne osservato dal Biancolini, come dicemmo, in iscredito del Dalla Corte;

IV. Per ultimo il silenzio dell’Allighieri sopra questo fatto, sebbene, per lo stesso Dalla Corte, famoso.