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Questa migrazione dicesi avvenuta poco appresso la guerra troiana. E Virgilio conferisce loro più alta antichità dicendoli già potenti negli ultimi della Eneide, ma meno potenti che per lo innanzi. E pare che tai notizie attingesse nel libro delle Origini scritto da Catone; e la stessa cosa afferma anche Servio (Aen., IX, v. 50) dicendo: Omnis pæne Italia in Tuscorum potestate fuerat. Il Guarnacci vuole gli Etruschi della gente pelasgica e il Bardetti lo ripete.

Leggendo le favolose epopee dell’incivilimento orientale, le navigazioni libiche e fenicie, il vetusto impero egiziano, e i tesmofori greci colle mitologiche intraprese loro, si vede la storia confondersi colle più inaudite favole, e la nascita della civiltà disperdersi nelle lusinghiere fole de’ poeti, le di cui massime vanno così ad imporsi nel tenero animo della studiosa adolescenza. Alcun tempo fa, lo dico con un po’ di rossore, mi erano ignoti gli studi che sull’incivilimento italico aveva fatti lo egregio Mazzoldi, nè sapeva che il libro, in cui quei belli studii son consegnati, come era incognito a me, lo era quasi altrettanto in Italia. Finalmente un giorno un egregio sacerdote a me amico e maestro, dotto cultore della storia delle nostre antiche glorie italiane, mi dimandava, rispondendo a certi miei dubbi, perchè miscredessi le teorie della scuola archeologica italiana, e mi accennò Guarnacci, Vico, Micali e Mazzoldi; così mi dette il bandolo per potere applicar semplicissimamente teorie istoriche alle osservazioni che aveva io fatto sopra i monumenti, e trovai che vi corrispondevano. Allora intrapresi quei studi che consegno a quest’opuscolo.