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Eliano1 dice specificatamente degli Egestei avere venerato i loro fiumi in forma umana: Αἰγεσταῖοι δὲ τὸν Πόρπακα καὶ τὸν Κριμισσὸν καὶ τὸν Τελμισσὸν ἁνδρῶν εἴδει τιμῶσιν.

Da codesta antica autorità e dalla circostanza della testa cornuta del tetradrammo in questione sorge chiaramente che nel tipo degli altri tetradrammi abbiamo personificato uno de’ fiumi venerati da’ Segestani, siccome era stato opinato dall’Eckhel2 e dal Creuzer; a’ quali mi correrebbe il debito di rendere encomio per una certa divinazione, ove essi non si fossero poggiati sopra argomenti de’ quali non posso riconoscere l’esattezza.

Alla stessa guisa che i partigiani del trojano Aceste mutarono il πῖλος greco in un berretto frigio, l’Eckhel preoccupato dalla personificazione del Crimiso lo mutava in un urna, e le due aste delle lance nodose, ma senza fronde, in un ramo fluviatile3 a simiglianza, dice egli, di quello che tengono i fiumi nelle monete selinuntine; non iscorgendo che quel ramo frondoso proveniva solo dall’inesattezza del disegno castelliano.

Il celebre autore della Simbolica esaminando nel 1836 il primo volume delle Antichità di Sicilia del Serradifalco negli Heidelberger Jahrbücher4, accettava le idee dell’Eckhel fondando i suoi ragionamenti sul solo tetradrammo pubblicato dal Forcella e riprodotto dal Serradifalco5; e quindi crede doversi accettare la leggenda riferitaci da Servio6 e dal Mitografo Vaticano, secondo la quale il fiume Crimiso convertito in cane unissi alla trojana Egesta, onde nacque Egesto fondatore della città

  1. V. H. II, 34.
  2. Doctr. I, 235.
  3. Il Forcella 1. cit. le avea già scambiate per un arco.
  4. N. 23. Ora nella raccolta degli scritti del Creuzer intitolata Zur Archäologie III, 290 segg.
  5. Antichità di Sic. I, p. 99.
  6. Ad Aen. V. 38.