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apposita Appendice, sia per amor di esattezza, sia per offrire materia non inutile al glottologo che volesse prendere in esame la lingua di questo scrittore del Cinquecento, che, nato in Lombardia e vissuto più anni in Venezia, derivò promiscuamente nelle sue pagine vocaboli e modi dalla lingua di Roma antica, e di Dante del Petrarca e del Boccaccio, e del popolo fra cui viveva.

Non mi sono attenuto nella grafia a criteri rigidamente costanti. Come appare manifesto dalle prime edizioni delle Piacevoli Notti, lo Straparola si condusse in questa materia con una grande libertà, che ho stimato conveniente di rispettare e mantenere. Pertanto si troverà scritto vettovaria e vettovaglia, sopragionse e