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favola seconda 79

Lascio pensar a voi a che termine si trovavano le misere e infelici donne, quando udivano i mariti suoi prendere di loro trastullo. Elle stavano chete e non osavano zittire, acciò che conosciute non fussero. I mariti tentavano il scolare che le discoprisse il volto; ma egli, piú prudente nell’altrui male che nel suo, consentire non volseII_II_4. Non contento di questo, il giovane scolare prese le vestimento di tutta tre le donne e mostrolle a i mariti loro. I quali, vedendole, rimasero con una certa stupefazione che li rodeva il cuore. Dopo con grandissima meraviglia piú intensamente riguardandole, dicevano tra sé: — Non è questo il vestimento che io fei alla mia donna? Non è questa la cuffia che io le comprai? Non è questo il pendente che le discende dal collo innanzi il petto? Non sono questi gli anelletti che la porta in dito? — Usciti di camera, per non turbar la festa non si partirono, ma a cena rimasero.

Il giovane scolare, che giá aveva inteso esser cotta la cena e ogni cosa dal discretissimo siniscalco apparecchiata, ordinò che ogniuno si ponesse a mensa. E mentre che gli invitati menavano le mascelle, lo scolare ritornò nella camera dove le tre donne in letto giacevano: e, discopertele, disse: — Buon giorno, madonne; avete voi uditi i mariti vostri? Eglino quivi fuori con grandissimo desiderio vi aspettano vedere. Che dimorate? Levatevi su, dormiglione; non sbadigliate, cessate omai di stropicciarvi gli occhi, prendete le vestimenta vostre e senza indugio ponetevele in dosso, che omai è tempo di gire in sala dove le altre donne vi aspettano. — E cosí le berteggiava, e con diletto le teneva a parole. Le sconsolate donne, dubitando che ’l caso suo avesse qualche crudel fine, piangevano e disperavano della lor salute. E cosí angosciate e da dolor trasfitte, in piedi si levarono, piú la morte che altro aspettando. E voltatesi verso il scolare, dissero: — Filenio, ben ti sei oltre modo di noi vendicato; altro non ci resta se no che tu prendi la tua tagliente spada e con quella tu ne dia la morte, la qual noi piú che ogni altra cosa desideriamo. E se questa grazia tu non ne vuoi fare, ti preghiamo almeno isconosciute a casa ne lasci ritornare, acciò che l’onor nostro