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72 notte seconda

le disse tai parole: — Onestissima madonna, forse io parerò non poco prosontuoso scoprendovi ora il celato amore che io vi portai e ora porto; ma non incolpate me, ma la vostra bellezza, la quale a ciascaduna altra donna vi fa superiore, e me come vostro mancipio tene. Taccio ora i vostri laudevoli costumi; taccio le egregie e ammirabili vostre virtú, le quali sono tante e tali, che hanno forza di far discendere giú d’alto cielo i superni Dei. Se adunque la vostra bellezza, accolta per natura e non per arte, aggradisce agli immortali Dei, non è maraviglia se quella mi stringe ad amarvi e tenervi chiusa nelle viscere del mio cuore. Pregovi adunque, gentil signora mia, unico refrigerio della mia vita, che abbiate caro colui che per voi mille volte al giorno more. Il che facendo, io riputerò aver la vita per voi, alla cui grazia mi raccomando. — La bella donna, che SimforosiaII_II_1 si appellava, avendo ottimamente intese le care e dolci parole che dal fuocoso cuore di Filenio uscivano, non puote alcuno sospiretto nascondere; ma pur considerando l’onor suo e che era maritata, niuna risposta li diede; ma, finito il ballo, se ne andò al suo luogo a sedere.

Essendo tutta tre una appresso l’altra, quasi in cerchio, a sedere, ed intertenendosi in piacevoli ragionamenti, Emerenziana, moglie di messer Lamberto, non giá a fine di male, ma burlando, disse alle due compagne: — Donne mie care, non vi ho io da raccontare una piacevolezza che mi è avvenuta oggi? — E che? — dissero le compagne. — Io, disse Emerenziana, mi ho trovato, carolando, uno innamorato: il piú bello, il piú leggiadro e il piú gentile che si possa trovare. Il quale dice esser sí acceso di me per la mia bellezza, che nè giorno nè notte non trova riposo; — e puntalmente le raccontò tutto ciò che egli le aveva detto. Il che intendendo, Pantemia e Simforosia dissero quello medesimo esser avenuto a loro; e dalla festa non si partirono, che agevolmente conobbero uno istesso esser stato colui che con tutta tre aveva fatto l’amore. Il perchè chiaramente compresero che quelle parole dello innamorato non da fede amorosa, ma da folle e fittizio amore procedevano, e a sue parole prestarono quella credenza che prestare si suole