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FAVOLA II.


Filenio Sisterna, scolare, in Bologna vien da tre belle donne beffato, ed egli con una finta festa di ciascheduna si vendica.

[Antonio Molino:]II_II_0

— Io non avrei mai creduto, valorose donne, né pur imaginato che la signora mi avesse dato carico di dover favoleggiare: e massimamente toccando la volta alla signora Fiordiana, avenutale per sorte. Ma poscia che a sua altezza cosí piace, ed è di contentamento di tutti, io mi sforzerò di raccontare cosa che vi sia di sodisfacimento. E se per aventura il mio ragionare, che Iddio non voglia, vi fosse noioso, o che passasse di onestá il termine, mi averete per iscuso, e incolparete la signora Fiordiana, la quale di tal cosa n’è stata cagione.

In Bologna, nobilissima cittá di Lombardia, madre de’ studi e accomodata di tutte le cose che si convengono, ritrovavasi uno scolare, gentiluomo cretense, il cui nome era Filenio Sisterna, giovine leggiadro e amorevole. Avenne che in Bologna si fece una bella e magnifica festa, alla quale furono invitate molte donne della cittá e delle piú belle; e vi concorsero molti gentiluomini bolognesi e scolari, tra’ quali vi era Filenio. Costui, sí come è usanza de’ giovani, vagheggiando ora l’una ed ora l’altra donna, e tutte molto piacendoli, dispose al tutto volere carolare con una di esse loro. Ed accostatosi ad una che Emerenziana si chiamava, moglie di messer Lamberto Bentivogli, la chiese in ballo. Ed ella, che era gentile e non men ardita che bella, non lo rifiutò. Filenio adunque, con lento passo menando il ballo e alle volte stringendole la mano, con bassa voce cosí le disse: — Valorosa donna, tanta è la bellezza vostra, che senza alcun fallo quella trapassa