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FAVOLA V.


Dimitrio Bazzariotto, impostosi nome Gramotiveggio, scopre Polissena sua moglie con un prete, ed a’ fratelli di lei la manda; da’ quai essendo ella uccisa, Dimitrio la fante prende per moglie.

[Arianna:]

— Vedesi il piú delle volte, amorose donne, che nell’amore è grandissima disavaglianza1; perciò che, se l’uomo ama la donna, la donna disama lui, e, pel contrario, se la donna ama l’uomo, l’uomo sommamente ha in odio lei. Quinci nasce la rabbia della subita gelosia, fugatrice d’ogni nostro bene e insidiatrice d’ogni onesto vivere; quinci nascono i disonori ed ignominiose morti, non senza grandissima vergogna e vituperio di noi altre donne. Taccio i strabocchevoli pericoli, taccio gli innumerabili mali, ne’ quali gli uomini e le donne disavedutamente incorreno per cagion di questa malvagia gelosia. I quali se io ad uno ad uno raccontare volesse, io vi sarei piú tosto di noia che di diletto. Ma acciò che io dia fine in questa sera a’ nostri piacevoli ragionamenti, io intendo di raccontarvi una favola di Gramotiveggio, per lo adietro non piú udita; per la quale io penso che voi ne prenderete non men piacere che ammaestramento.

Vinegia, cittá per l’ordine delli suoi magistrati nobilissima ed abbondevole di varie maniere di genti e felicissima per le sue sante leggi, siede nell’estremo seno del mare Adriatico, ed è chiamata reina di tutte le altre cittá, refugio de’ miseri, ricettaculo degli oppressi, ed ha il mare per mura, ed il cielo per tetto. E quantunque cosa alcuna non vi nasca, nondimeno è copiosissima di ciò che ad una cittá si conviene. In questa adunque nobile e generosa cittá trovavasi ai passati tempi un