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favola quarta 41

voleva rimaritarsi; e la fama pervenne alle orecchi1 di molte puncelle, le quali e di stato e di virtú a Tebaldo non erano inferiori. Ma egli, desideroso di adempire la volontá della morta moglie, a tutte quelle puncelle, che in moglie offerte gli erano, volse primieramente provare se l’anello della prima moglie le conveniva; e, non trovandone alcuna a cui l’anello convenisse, perciò che ad una era troppo largo, a l’altra troppo stretto, a tutte a fatto diede ripulsa.

Ora avenne che la figliuola di Tebaldo, Doralice per nome chiamata, desinando un giorno col padre e avendo veduto sopra la mensa l’anello della morta madre, quello nel dito si mise; e voltatasi al padre disse: — Vedete, padre mio, come lo anello della madre mia mi si conviene al dito. — Il che veggendo, il padre lo confirmò. Ma non stette molto tempo che un strano e diabolico pensiero entrò nel cuore a Tebaldo: di avere Doralice, sua figliuola, in moglie; e lungamente dimorò tra il sí e ’l no. Pur vinto dal diabolico proponimento e acceso della sua bellezza, un giorno a sè la chiamò, e le disse: — Doralice, figliuola mia, vivendo tua madre ed essendo nell’estremo della sua vita, caldamente mi pregò che niun’altra per moglie prender dovessi, se non colei a cui convenisse l’anello che tua madre vivendo in dito portava; ed io sopra il capo mio con giuramento le promisi di far quanto era il suo volere. Laonde, avendo io isperimentate molte puncelle, nè trovandone alcuna a cui l’anello materno meglio convenga che a te, deliberai nella mente mia al tutto di averti per moglie; perciò che cosí facendo io adempirò il voler mio, e non sarò manchevole a tua madre della promessa fede. La figliuola, che era non men onesta che bella, intesa la mala intenzione del perverso padre, tra se stessa forte si turbò; e, considerato il malvagio suo proponimento, per non contaminarlo ed addurlo a sdegno, nulla allora li volse rispondere, ma, dimostrandosi allegra ne l’aspetto, da lui si partí. Nè avendo alcuno, di cui meglio si fidasse, che la sua balia, a lei, come a fontana d’ogni sua salute, per consiglio liberamente ricorse. La quale, inteso il fellone animo del padre e pieno