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16 notte prima

cucinare, che a cena per amor del Marchese lo mangerebbe. La moglie, udendo le parole del marito e vedendo il falcone ucciso, molto si ramaricò, e voltatasi contra lui lo cominciò rimproverare, caricandolo fortemente dello errore commesso. — Io non so come voi avete mai potuto commettere sì grave eccesso, oltraggiando lo Signor Marchese, che tanto cordialmente vi ama. Egli vi compiace di tutto ciò che voi addimandiate, ed appresso questo voi tenete il primo luoco appo la persona sua. Ohimè, Salardo mio, voi vi avete tirata una gran roina addosso. Se per aventura lo Signor venisse a saperlo, che sarebbe di voi? Certo voi incorreste in pericolo di morte. — Disse Salardo: — E come vuoi tu che egli lo intenda? Niuno sa questo se non tu ed io. Ma ben ti prego per quello amore che m’hai portato e porti, che questo secreto appalesar non vogli; perciò che manifestandolo ne saresti e della tua e della mia total roina cagione. — A cui la moglie rispose: Non dubitate punto, che io piú tosto soffrirei di morire, che mai tal secreto rivelare. — Cotto adunque e ben concio il falcone, Salardo e Teodora si puosero a sedere a mensa, e non volendo ella mangiare del falcone, nè attendere alle parole del marito che a mangiare dolcemente la esortava, Salardo alzò la mano e sopra ’l viso le diede sí fatta guanzata che le fece la guanza destra tutta vermiglia. Il perchè ella si mise a piangere e dolersi che egli battuta l’aveva, e levatasi da mensa, tuttavia barbottando, lo minacciò che di tal atto in vita sua si ricorderebbe, ed a tempo e luocoI_I_5 si vendicarebbeI_I_6. E venuta la mattina, molto per tempo si levò di letto e senza porre indugio alla cosa, andossene al Marchese, e puntalmente li raccontò la morte del falcone. Il che intendendo il Marchese, si accese di tanto sdegno ed ira che lo fece prendere, e senza udir ragione e difesa alcuna comandò che in quello instante fusse impiccato per la gola e che tutti gli suoi beni fussero divisi in tre parti, de’ quai l’una data fusse alla moglie che accusato lo aveva, l’altra al figliuolo e la terza fusse assignata a colui che lo impiccasse. Postumio, che era ben formato della persona ed aitante della vita, intesa la sentenza fatta contro